Soft skills e intelligenza emotiva, chiavi per il successo 4.0
Resilienza, intelligenza emotiva e in generale le soft skills vanno di pari passo con il cambiamento tecnologico che modificherà radicalmente il modo di lavorare. A prima vista un paradosso, la tecnica ha bisogno del supporto di doti e qualità personali, come spiega Gabriella Campanile, HR consultant, trainer, coach e assessor intelligenza emotiva. «Gli studi confermano ciò che anche noi possiamo notare: la qualità del lavoro e i risultati ottenuti variano a seconda del nostro “sentiment”, delle emozioni».
Ma perché, ad esempio, l’intelligenza emotiva sta diventando così centrale nel nuovo paradigma di Industria 4.0? «La tecnologia avrà un impatto fortissimo nelle aziende, a livello di organizzazione e processi. Aumenterà la complessità del lavoro e Saper gestire se stessi e le relazioni umane diventerà il fattore critico di successo per il futuro nelle organizzazioni».
Si spieghi meglio. «Le trasformazioni tecnologiche richiederanno azioni di re-skilling e up skilling, di molte delle risorse umane nelle aziende. Ciò richiederà non solo l’acquisizione di nuove competenze tecniche, ma anche la capacità di far fronte ai continui cambiamenti, fino a fronteggiare la perdita talvolta della propria identità professionale. Per questo, la flessibilità, la capacità di governare i propri stati emotivi diventerà un fattore determinante di successo per i workers del futuro. In più, nell’era Industria 4.0 la centralità del fattore umano e il lavoro di team pone di nuovo al centro l’ intelligenza emotiva, come risorsa ineludibile per gestire le relazioni interpersonali e saper guidare un team di successo».
Come si declina in azienda quello che dice: le aziende la contattano per problemi di intelligenza emotiva? «Le aziende mi contattano per risolvere dei problemi legati alle perfomances produttive, all’organizzazione, alla produttività dei dipendenti. Quello che emerge, però, attraverso il rapporto e le tecniche consulenza è che per raggiungere gli obiettivi richiesti sono necessarie azioni di sviluppo delle soft skills e delle risorse presenti in azienda»
Ci faccia un esempio. «In una nota azienda automotive, ho lavorato con un gruppo di ingegneri. Non entrando in questioni prettamente tecniche, ho supportato il team, attraverso un approccio metodologico esperienziale, a trovare la soluzione del problema emerso in area produttiva, accompagnandoli nel processo di risoluzione, in una logica collaborativa e di squadra. Oggi, ricordiamo, che le soft skills sono competenze sempre più richieste nelle aziende, non solo ai manager ma sempre più anche agli operativi».
Quindi l’intelligenza emotiva è qualcosa di concreto per raggiungere risultati concreti. «Sì, la si può misurare, attraverso la misurazione dell’Emotianal Quotient (EQ) cosi come misuriamo, attraverso il QI la nostra intelligenza cognitiva. E poi un esempio: qualche anno fa, in una pmi lavorando sulla ridefinizione dei ruoli in azienda e l’organizzazione interna siamo riusciti a migliorare, non solo le performance individuali, ma anche quelli aziendali, registrando un balzo in avanti nei risultati prefissati e centrando così gli obiettivi programmati».
Tuttavia, si ha l’impressione che lavoratori e aziende, soprattutto pmi, pensino a questi temi come qualcosa “di là da venire”. E’ così oppure lo stiamo già vivendo? «Già in questo, tutti sono statti chiamati, per motivi legati alla pandemia, a lavorare in remote working o smart working. Ebbene questo nuovo modello organizzativo ha portato alla luce un grande tema: la fiducia richiesta al capo nei confronti della propria risorsa non più sotto il proprio diretto controllo. Saper dare fiducia porta con sé non solo la capacità di delegare compiti piuttosto che obiettivi, ma anche la capacità di coinvolgere l’altro nella “distanza” e saper governare i propri timori nella gestione di questo cambiamento che si è affacciato in modo repentino nelle nostre aziende».
E allora questo anno ci ha anche messo di fronte alle opportunità e/o difficoltà della resilienza. «Di resilienza c’è un grande bisogno. Mai come oggi vediamo come la resilienza, ovvero la capacità di far fronte allo stress ed ai continui cambiamenti repentini, ci richiede di essere capaci di trasformare le difficoltà che incontriamo in un momento generativo di nuove opportunità per tutti».