Mobilità sostenibile: come saranno le città del futuro

Le conseguenze sulle nostre città della rivoluzione energetica a cui andrà incontro l’automotive e la mobilità. Movet ne parla con Andrea Poggio, Responsabile mobilità sostenibile e stili di vita presso la segreteria nazionale Legambiente.

Dr. Poggio, cosa si intende per mobilità sostenibile?  Con questo termine si includono i cambi di motorizzazioni e combustibili, ma anche tutti i cambiamenti di tipo tecnologico e di organizzazione dei servizi di mobilità. Già oggi, grazie alla sharing mobility, si stanno affermando nuovi stili mobilità, che permettono di comporre viaggi intermodali anche nel quotidiano: i mezzi di trasporto sono condivisi, non più solo di proprietà, e si condividono anche spazi come i parcheggi o strumenti come le colonnine di ricarica.

Legambiente pubblica annualmente un rapporto sulla mobilità green nelle maggiori città italiane. Si ha l’impressione che gli investimenti e le iniziative politiche nel settore siano trainati dagli enti locali. E’ così?  Fino ad ora sì, ma col PNRR le cose stanno cambiando e anche a livello nazionale si sono impostate politiche in questo ambito. I finanziamenti PNRR prevedono l’acquisto di mezzi a zero emissioni per gli enti locali, lo sviluppo della rete ferroviaria, e anche i nuovi progetti di Mobility Managed Services (MMS).

Di cosa si tratta?  I servizi MMS permettono di accedere a sistemi di mobilità condivisi. Si parla di app che integrano i servizi di sharing mobility tra loro, localizzando i mezzi a disposizione in città, siano bici, monopattini e auto in sharing. L’integrazione di tutti i mezzi di trasporto permette di costruire il proprio viaggio sul momento secondo le esigenze.

Quali conseguenze avrà la mobilità del futuro sulle città? La prima è la riorganizzazione del traposto pubblico nelle città che sono dotate di servizi di sharing mobility. Le politiche urbane non riguardano più soltanto l’organizzazione del traffico, ma della mobilità di persone e merci che useranno diversamente lo spazio pubblico. Spazio pubblico che sarà meno destinato a parcheggio e alla costruzione di carreggiate, ma tornerà ad essere luogo della mobilità di prossimità e luogo di relazione, considerando anche le nuove metodologie di lavoro.

E poi? L’altra questione è la sperequazione tra città che mettono a disposizioni servizi di sharing e quelle dove ciò non avviene. Sull’Appennino o nelle periferie urbane sarò comunque costretto a comprare auto per spostarmi. C’è un ritardo dovuto alle politiche di investimento che hanno privilegiato il trasporto auto privato: realizzazione di strade più ampie, parcheggi, rotatorie. Parte di questi investimenti avrebbe potuto essere destinata a diversi tipi di mobilità. Ad esempio, in Europa si investe molto più che in Italia per metropolitana urbana e treni veloci per pendolari; oppure, soluzioni di mobilità condivise per condomini o piccole realtà abitative.

Ci faccia alcuni esempi positivi in Italia. Il primo è la linea ferroviaria Merano – Malles (Val Venosta), ristrutturata dalla provincia automa e dal governo nazionale, che oggi funziona come metropolitana urbana di vallata, abitata da 40 mila persone. La Merano – Malles cattura traffico, pendolari o turisti, tanto da avere più utenti della linea ferroviaria internazionale del Brennero. Inoltre, ad ogni stazione della Merano – Malles si può accedere a servizi di car e bike sharing.

Un esempio positivo che riguarda un territorio ampio. Ci parli anche di una città virtuosa per le politiche di mobilità?  C’è il caso di Milano che per limitare il congestionamento del traffico in centro ha introdotto dei varchi a pagamento. Questo non solo ha disincentivato l’entrata in auto in centro, ma i proventi del ticket sono stati investiti in servizi di sharing. Ad oggi, molte più persone frequentano e si muovono nel centro cittadino grazie a tram, metro, bike e car sharing, bus. Coloro che invece continuano ad entrare in auto trovano parcheggio con più facilità e a prezzi più bassi. Questo è un esempio di come politiche di disincentivazione del trasporto privato e investimento in mobilità condivisa producono cambiamenti positivi sugli stili di mobilità.